La farmacia digitale

Il percorso medico-farmacista-paziente nel post coronavirus

L’emergenza coronavirus non solo ha messo a dura prova il sistema sanitario italiano, ma ha anche costretto medici e farmacisti a adottare nuove pratiche per continuare a svolgere i loro compiti garantendo la sicurezza, propria e dei loro pazienti, e limitando spostamenti e contatti tra le persone.

In questa situazione, si è vissuto un momento di forte accelerazione della digitalizzazione della sanità del nostro Paese, che ha dimostrato tutti i vantaggi e le opportunità che il digitale può portare sia ai professionisti che ai cittadini.

Già nelle scorse settimane si ipotizzava che questi cambiamenti sarebbero perdurati anche al termine dell’emergenza, considerando sia il capitale investito per la tecnologia necessaria per allestire il sistema, sia per il riscontro da parte degli operatori sanitari e dei pazienti.

Una conferma di questa ipotesi viene dal sondaggio condotto dall’Osservatorio sull’innovazione digitale in Sanità e dalla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg) su un campione di 740 medici generalisti.

La ricerca ha l’obiettivo di individuare quali strumenti hanno adottato nel corso dell’emergenza coronavirus, valutare le loro opinioni a riguardo e comprendere se c’è l’intenzione di continuare a impiegarli anche dopo la fase emergenziale dell’epidemia.

Ecco i dati più significativi emersi dalla ricerca.

Strumenti

Nel corso del lockdown, il consulto telefonico è diventato la principale forma di contatto tra medico e paziente, come riferito dal 97% dei generalisti.

A fianco di questo strumento ‘tradizionale’, sono stati impiegati svariati canali, come Whatsapp, SMS, email, Zoom e Skype: il forte impatto avuto dalla multicanalità è stato osservato dall’84% dei medici.

Di questi strumenti, i medici generalisti hanno intenzione di continuare a impiegare:

  • email (91%);
  • Whatsapp (66%);
  • piattaforme di collaboration (65%);
  • piattaforme di comunicazione dedicate (38%).

Per il consolidamento di queste modalità di assistenza è emersa la necessità di investimenti tecnologici: se molti dottori erano già dotati di computer e smartphone, bisognerà introdurre sistemi per l’archiviazione di documenti (78%), l’accesso da remoto via VPN (74%) e le teleconferenze (62%).

Relazione con il paziente

Dal sondaggio emerge che il 75% dei medici di medicina generale hanno dovuto modificare la relazione con il paziente e il 73% ha adottato nuovi metodi per l’esame clinico; addirittura, il 51% non si è recato neppure in ambulatorio, operando completamente da remoto, mentre chi ha svolto l’attività in studio ha dovuto riorganizzarla (86%) in funzione delle norme ministeriali.

Telemedicina

Conseguentemente, è emerso l’interesse verso le soluzioni di telemedicina, tra cui:

  • teleconsulto con specialisti (88%);
  • telesalute (74%);
  • teleassistenza (72%);
  • telecooperazione (60%).

Il 95% dei medici generalisti giudica che queste risorse potranno essere impiegate con più costanza per la gestione della salute dei pazienti, in particolar modo per quanto riguarda le cronicità.

Previsioni per la farmacia

L’accelerazione della digitalizzazione della sanità durante il coronavirus che è partita dai medici generalisti non può non coinvolgere il farmacista.

Nel corso degli ultimi mesi, la farmacia ha dovuto anch’essa adottare soluzioni digitali e multicanali per gestire la relazione con il paziente e creare continuità lungo tutto il percorso assistenziale: d’importanza critica è diventata la gestione della ricetta elettronica.

Se già prima la trasformazione digitale della farmacia era necessaria per conservare il suo posto sul mercato, l’evoluzione delle modalità di assistenza del paziente e il loro rapido consolidamento come abitudini aumenta l’urgenza nel dotarsi degli strumenti digitali più adeguati.

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